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Condannata dal vizio della lettura veloce a divorare libri su libri mi sono resa conto che mi piace non solo sfogliarli, annusarli, toccarli, prenderli e darli in prestito, rubarli, nasconderli, regalarli... ma persino parlarne fino all'esaustione.

domenica 21 gennaio 2018

Camere separate - Pier Vittorio Tondelli (1989)

Quando ho postato la tabella della Reading Challenge pensavo che me la sarei presa con molta calma e, invece, il primo libro che mi è venuto in mano sarebbe stato perfetto per la mia piccola personale sfida. 
Certo, la tematica gay è come piovere sul bagnato in questa casa... abbiamo tutta una serie di libri di letteratura LGBT+ da far invidia ad un circolo Arci. 
Di Tondelli in particolare non sapevo niente tranne che scrivesse libri dove ci sono ragazzi che si baciano. Perfetto per iniziare l'anno con la giusta serenità! 

Risultati immagini per camere separate tondelli

Lasciando da parte le sciocchezze, la lettura di questo libro mi ha aperto una finestra su un momento storico della letteratura italiana recente che, per questioni anagrafiche, ho perso di poco: la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90. Erano gli anni di Drive In, gli anni di De Mita in discoteca, di Craxi prima di Mani Pulite... e gli anni di Tondelli. Scrittore di romanzi e di teatro, curatore di una collana Under 25 per scrittori esordienti e un viveur di relazioni omoerotiche in un ambiente vivace e rilassato della Roma del secondo boom economico. Era uno scrittore omosessuale prima che si creasse l'idea di Comunità, di Movimento e lui difende, giustamente, a spada tratta questo libro perché non sia incasellato come libro omosessuale ma come libro sull'amore.

Questo è proprio un libro sull'amore, sull'abbandono, sulla solitudine e sull'egoismo. E' costruito come una sonata in tre movimenti perché non c'è uno sviluppo cronologico della storia, ma parte dal climax tragico, la morte dell'amato, e ricostruisce con un andamento ondivago lo sprofondamento nel lutto e nella solitudine del sopravvissuto e la sua faticosissima risalita.
Questo libro non ha una risoluzione finale, perché non c'è fine finché c'è vita, c'è solo la descrizione di un percorso di approfondimento e di scoperta di sé.

 Il libro si apre con l'immagine di Leo che si specchia in un oblò e si vede trentenne; questa non  è solo una condizione anagrafica, ma soprattutto intima, mentale. Ripete più volte che il compimento dei trent'anni porta ad una riflessione profonda sul cambiamento, sulla perdita delle illusioni, sulle occasioni che non si ripresentano e le strade che via via si chiudono davanti.
Cita spesso nelle interviste una frase di Ingeborg Bachmann che fa un po' da epigrafe a questo testo e al sentimento strisciante che accompagna Leo in tutto il suo percorso:

Quando un uomo si avvicina al suo trentesimo anno di età, nessuno smette di dire che è giovane. Ma lui, per quanto non riesca a scoprire in se stesso nessun cambiamento, diventa insicuro; ha l'impressione che non gli si addica più definirsi giovane. Sprofonda e sprofonda.

Alla soglia dei quaranta posso dire che la sensazione è la stessa; l'impressione è quella di aver perso la maggior parte delle occasioni e che quello che rimane debba essere coltivato con cura. Ci si guarda indietro e si spera di aver costruito abbastanza relazioni, accantonato abbastanza esperienze e vissuto abbastanza da non soccombere ai rimpianti. Per fortuna poi i momenti neri passano e, come il libro, c'è un'alba di vita ad aspettarci quando meno pensiamo.

C'è molto di autobiografico in questo libro anche se non viene mai dichiarato, ma è difficile pensare altrimenti. Leo è uno scrittore e tutta la sua vita è filtrata attraverso la scrittura in cui trova sollievo e ordine allo scorrere incessante del tempo. Tondelli quindi ci racconta la sua idea di scrittura come strumento salvifico ma, insieme, come spazio di separazione dal reale e dalla vita.
C'è questa ambivalenza del rifugiarsi nella scrittura per non soccombere al reale, ma anche che lo scrittore è un emarginato, un separato, un solitario e che non può vivere con gli altri, perché è fatto di altra materia.

Questo è un libro sull'amore, ma un'idea che non condivo dell'amore: quella che il sentimento sopravviva solo nella separazione, sono mantenendo le camere separate come da titolo. Leo e Thomas vivono la loro passione a distanza, Leo a Milano e Thomas a Colonia ma questo sembra andare bene sono a Leo perché Thomas soffre questa situazione fino a trovare una soluzione alternativa. Io non posso concepire l'amore a distanza, per me una relazione matura, vitale, si costruisce in presenza, tutti i giorni, anche nei piccoli scontri o nelle grandi litigate. Solo la quotidianità trasforma un innamoramento - in cui idealizziamo l'altro e lo plasmiamo attorno alla nostra idea dell'amore - in un amore vero e maturo, in cui riusciamo a superare l'ideale per incontrare il vero altro da sé.

Questo è anche un libro sul lutto, sulla solitudine dopo aver perso la persona amata. Come si fa a ricostruire la propria vita dopo essere stato amputato di una parte di sé? Bisogna riuscire a trovare un equilibrio dentro di sé dopo aver avuto una parte del cuore a spasso per il mondo, fuori di sé. Leo si ritrova - dopo essersi totalmente isolato e aver allontanato tutti i suoi amici - attraverso la scrittura e il ritorno in seno alla famiglia. Le pagine sulla scrittura come rifugio e il racconto della processione della Passione nel suo paese natale sono dense di lirismo, poetiche.

Tondelli mette in bocca a Thomas la ferocia che ci può essere nell'amore, nell'essere amato da qualcuno che usa la scrittura come un bisturi per sezionare l'amore:

Tu mi vuoi tenere lontano per potermi scrivere. Se io vivessi con te, non scriveresti le tue lettere. E non mi potresti pensare come un personaggio della tua messinscena. Deve esserci qualcosa di sbagliato anche in me se accetto di amarti a questo prezzo... A volte ti penso come un avvoltoio. E mi fai paura. E' come se tu avessi bisogno ogni giorno di carne fresca con cui cibarti. Per fare questo tu laceri, squarci, strappi via. Non ti chiedi chi sia la tua vittima, né se ti sia amica o ti ami o ti sia, al più, indifferente. C'è una voracità, che hai con le persone che ti vivono intorno, che mi spaventa. E questo tanto più perché io so quanto, dentro di te, ci sia solamente un fondo di sincera bontà.


In fondo al libro ci sono una serie di interviste e commenti che approfondiscono l'analisi di questo testo e, in uno di questi, Tondelli spiega con molta cura come mai questo tipo di libro, in cui le uniche donne che appaiono sono la madre e una compagna, possa piacere ad un pubblico femminile:

D: Così come Leo cerca continuamente di capire le ragioni della diversità. Solitudine, scrittura omosessualità: in che cosa consiste la diversità che Leo avverte nei confronti degli altri?
R: Certamente non nel fatto di amare un altro uomo. Siamo tutti uguali di fronte all'amore. Amiamo tutti allo stesso modo. La differenza la fa la famiglia, l'ambiente, l'educazione. Mi ha detto il mio editore francese che, secondo lui, il libro piacerà molto alle donne. A me in un primo momento è venuto da ridere pensando che non c'è nemmeno una donna nel romando. Poi, però, mi ha spiegato e ha detto che il libro mostra un uomo com'è, come ama, come soffre: le sue debolezza, i suoi slanci, il suo pianto. E questo, in effetti, può piacere alle donne, Le dinamiche d'amore, in fin dei conti, sono sempre uguali, in ogni rapporto: anche quando questo non è vidimato socialmente.

Consiglio di lettura:  devo dire che mi aspettavo molto poco da questo libro. Avevo voglia di una lettura un po' frivola e invece è un romanzo intenso che ha toccato molti punti sensibili: lo scorrere del tempo, la perdita della persona amata, l'idea dell'amore, l'essere diverso dentro la società, la scrittura come porto sicuro che salva dalle tempeste della vita. E' un libro che consiglio caldamente, perché come dice Tondelli: Le dinamiche d'amore, in fin dei conti, sono sempre uguali, in ogni rapporto: anche quando questo non è vidimato socialmente.

E io cosa leggo adesso?

1 commento:

  1. Di Tondelli ho letto Altri libertini e di questo ho visto un emozionante adattamento teatrale.
    Comunque, già che ci sono, ti faccio i complimenti per il blog!

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