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Condannata dal vizio della lettura veloce a divorare libri su libri mi sono resa conto che mi piace non solo sfogliarli, annusarli, toccarli, prenderli e darli in prestito, rubarli, nasconderli, regalarli... ma persino parlarne fino all'esaustione.

domenica 29 gennaio 2017

Il custode del drago - Robin Hobb (2010)

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Ho iniziato questo libro piena di aspettativa... mannaggia a me! 


Tutta colpa delle prime due trilogie che mi hanno fatto innamorare disperatamente di questa autrice, ne parlo qui
Sapevo che non sarebbe stata ancora storia di Fitz e che i fatti raccontati in questo filone sono posteriori, ma speravo fosse all'altezza per intrighi e commozione.
Sapevo anche che era il primo libro di una quadrilogia ma non credevo quanto questo pesasse sullo svolgimento dell'azione.

Anche sapendo tutto questo non ero pronta alla lungaggine infinita e pedissequa di questa lettura che mi ha fatto penare più di quanto mi ha divertito.

Ci vogliono trecento pagine su cinquecento perché le protagoniste di questo libro si incontrino e tutte queste pagine servono a delineare per filo e per segno i personaggi senza però renderli davvero sfaccettati e completi di vere contraddizioni come altri suoi personaggi (oh, quanto ci manca Fitz...).

Ci vengono presentati quindi una giovane figlia di mercanti, Alise, appassionata di draghi, che si era già rassegnata ad una vita da zitella perché secondogenita di una famiglia non proprio benestante; la svolta arriva quando un bellissimo e ricco giovane mercante le propone un vero e proprio matrimonio di interesse promettendole fondi per le sue ricerche e tranquillità in cambio dell'ovvio erede. Lei sembra avere trovato le felicità con un uomo estremamente affascinante che si rivelerà il solito egoista prepotente dotato di una doppia vita.

Un'altra delle protagoniste è una draghessa altera ma menomata nata dalla prima schiusa di uova di draghi dell'era moderna. E' antipatica come un gatto stizzoso e pieno di sè... ma è un drago e allora le si può perdonare tutto. Dal mio punto di vista è un po' troppo stereotipato.

Quella che forse tra le tre si salva è una giovane delle Giungle della Pioggia toccata dalla "malattia" delle Giungle, quella di avere il corpo chiazzato di scaglie e gli artigli. Thymara deve la sua stessa esistenza a suo padre, perché quelli come lei vengono esposti alla nascita, eppure non le basta essere sopravvissuta, vuole fare qualcosa della sua vita, vuole realizzarsi; decide quindi di partire per accompagnare i draghi alla ricerca della loro mitica città assieme ad altri come lei.
Tra tutti i personaggi sembra quella curata di più, meno stereotipo e più personaggio vivo.


A parte rispetto a queste tre protagoniste ma comunque importante è Sedric, segretario del marito di Alise, che la accompagna controvoglia nel viaggio alla scoperta dei draghi.
Sedric è un giovane rampollo di una famiglia di mercanti senza molte prospettive perché ha molte sorelle da far maritare; la svolta nella sua vita è la conoscenza di Hest, di cui diventa segretario, confidente e

SPOILER

amante... ma si capisce più o meno dalla prima pagina in cui entrano in scena. Quindi non è poi così spoiler. La storia gay è un coacervo di stereotipi da storia harmony.
Hest è ricco, bellissimo e prepotente e Sedric scopre l'amore e la passione carnale tra le sue braccia da giovanissimo. Hest lo tratta male e Sedric è innamoratissimo e soffre.
Hest si deve sposare perché deve dare un erede alla sua famiglia e Sedric gli consiglia di sposare Alise che è una giovane assennata e intelligente amica delle sue sorelle, che capirà la situazione e vedrà il vantaggio reciproco.
Sedric vuole diventare ricchissimo per scappare con Hest in un posto in cui potrebbero vivere la loro storia d'amore alla luce del sole e Hest coglie la prima occasione per scaricarlo mandandolo ad accompagnare la sua noiosissima moglie e andare a far baldoria con un altro.

A me le storie omosessuali piacciono molto e questa mi ha deluso davvero tanto; ci sono solo meccanismi triti e ritriti... diciamo che le relazioni sentimentali non sono il suo forte, anche se ha un certo talento per quelle familiari.

FINE SPOILER

In conclusione, un sacco di pagine a girare attorno ai personaggi per poi lasciare il libro con un colpo di scena sospeso...

che nervoso!!!


Consiglio di lettura: mi riservo di leggere anche gli altri libri prima di pronunciarmi. Che differenza dalle lodi sperticate per la saga dell'assassino...

E io cosa leggo adesso?

(di solito, se comincio una saga, la finisco in letture disperate... questa volta, no. Nonostante il taglio brusco che anela la lettura, ho deciso di leggere altro, come segno di protesta.
Leggo Madame Bovary.)

sabato 14 gennaio 2017

Expo 58 - Jonathan Coe (2013)

Più riguardo a Expo 58
Scelto solo per riempire il tempo di un viaggio in treno più lungo del solito, devo dire che ha fatto il suo dovere.
La storia ha come protagonista il classico uomo qualunque che si trova in qualcosa di più grande di lui.
E' ambientato durante l'Expo organizzato a Bruxelles nel 1958 e Thomas Foley, figura di scarso valore del Central Office of Information, viene mandato a sovraintendere la gestione del Britannia, ricostruzione di un tipico pub inglese dentro l'Expo.
Il protagonista ha una moglie e una bambina piccola a casa, ma non si fa scrupoli a intrecciare un relazione romantica con una giovane hostess conosciuta sul posto.
Quindi, il protagonista, e il lettore con lui, passa molto tempo a coltivare questa liason mentre nel suo pub cominciano a ruotare tutta una serie di personaggi - americani, russi e inglesi - con cui si relaziona solo in funzione del suo enorme ego.
Il problema è che mentre lui gioca a fare l'inviato del ministero, dentro il suo pub si consuma una fuga di informazioni dagli Stati Uniti verso l'Urss.
Ad un certo punto viene informato dei servizi segreti che gli chiedono di sedurre la giovane americana che sembra essersi avvicinata troppo a quello che sembra essere la spia russa e lui, sempre dall'alto del suo enorme ego, si sacrifica per la patria.
Vi lascio con la curiosità di sapere come va a finire. 

Il libretto è piacevole, la scrittura di Coe è una delle mie preferite, ma siamo davvero ad anni luce da La famiglia Winshaw, La casa del sonno e persino da La pioggia prima che cada.

Il protagonista fa venire un po' di orticaria, la relazione è scontata, la storia di spie è abbastanza prevedibile. L'unico momento davvero emozionante è quando la madre del protagonista gli chiede di andare a vedere i resti della fattoria da cui era scappata durante l'invasione dei tedeschi e in cui aveva lasciato il padre e tutti i suoi fratelli, rastrellati e uccisi poco dopo la fuga delle donne di casa.

Ultima nota molto personale: mi sono appassionata a questo libro anche perché ho avuto modo di visualizzare gli spazi descritti, visto che ho visitato il sito dell'Expo e ho visto l'Atomium che viene più volte citato. 




Consiglio di lettura: se avete un po' di tempo da perdere e avete bisogno di una lettura leggera.

E io cosa leggo adesso?

venerdì 6 gennaio 2017

Una barca nel bosco - Paola Mastrocola (2004)

Ho letto Una barca nel bosco con dodici anni di ritardo... non perché sia la lettura del secolo che può cambiarti la vita se la fai al momento giusto (per me è stato Uno, nessuno e centomila letto a 18 anni) ma perché questo libro avrebbe avuto molto più senso nei primi anni 2000 e, purtroppo, si sente che è invecchiato, non malissimo ma non bene, ecco. 
Più riguardo a Una barca nel bosco


La storia è quella di un ragazzo dotato che dall'isola di pescatori in cui è nato viene mandato a Torino a fare il liceo, perché studiare al nord in un liceo vuol proprio dire studiare davvero.
Peccato che subito si scontri con una scuola che non è pronta ad accogliere i talentuosi e cerca di livellare tutto e tutti verso il basso attraverso l'idea che non si deve davvero studiare ma solo partecipare a questa scuola stimolante e moderna.

La storia ha poi una svolta lirica tutta centrata nell'ansia dell'attesa di una ragazza francese in scambio culturale. Qui la narrazione si interrompe e ritroviamo il protagonista gestore di un bar che racconta la sua vita trascorsa da quel desideratissimo incontro alla situazione attuale. Purtroppo la vicenda prende una direzione di realismo magico sudamericano che disorienta.

Direi che questo romanzo può essere diviso in tre parti:

1. Primi anni di liceo con disorientamento e difficoltà a inserirsi in un ambiente sociale ed economico molto diverso e varie mancanze della scuola, soprattutto di serietà da parte del corpo insegnanti.

2. L'attesa di Corinne che diventa un'attesa mitica

3. La maturità con il realismo magico e la barca nel bosco con flashback esplicativi.

La maggior critica che ho già abbozzato all'inizio è di essere troppo legata al suo anno di pubblicazione.  Parla di mode di ragazzi di dieci anni fa quando la moda è un fatto passeggero e volatile e ha avuto un'accelerazione inaudita soprattutto in campo tecnologico che forse nessuno si aspettava.  Parla degli SMS e degli squilli come se fossero la novità del momento... credo che i sedicenni di oggi non sappiamo neanche cosa sia un SMS.  Sicuramente una roba da vecchi.
Adesso non convince, forse all'uscita è stata vista come la fotografia accurata della realtà della prima decade del terzo millennio.

Altro punto in cui questo libro mi sembra carente è la critica molto superficiale e banale al sistema scuola. Il quadro che ne esce è che la scuola contemporanea sia fatta a misura di fighetto che non ha voglia di studiare e che deve essere coinvolto, stimolato, divertito e supportato. Di contro solo la buona scuola di una volta in cui si imparava tutto a memoria, dove i voti erano una cosa seria a cui bisognava sacrificare ore chinati sui libri si può dire scuola seria. Insomma, una volta sì che si studiava, non adesso che sono tutti dei debosciati. Questa nostalgia per un tempo mitico in cui tutto era meglio mi fa venire un po' di orticaria...

La trovo un'analisi un po' troppo semplicistica del sistema scuola; è vero che le nuove generazioni sembrano sprofondare in una voragine di ignoranza da cui solo pochissimi si ergono con sforzi titanici; ma non si può dire che non ci siano insegnanti preparati e volenterosi che si prendono a cuore questi giovani e che non li vogliono a tutti i costi omologati e inseriti.

Continuando la lettura si può vedere come le altre due parti sono costruite su un flashback: lasciamo Gaspare in attesa di Corinne con un sacco di sogni e lo ritroviamo dietro il bancone di un bar a servire cappuccini. Insomma, da eroe senza macchia e senza paura che aspetta la sua bella francesina che non potrà altro che innamorarsi di lui e... barista.

 Il resto del libro serve a spiegare cos'è successo nel frattempo. Lutti, delusioni accademiche, passioni botaniche... tutto serve a portare a quel momento e alla costruzione del Boscomondo, che rappresenta la svolta magica incomprensibile di un libro fino a quel momento abbastanza comprensibile.

Essere una barca nel bosco è proprio come essere un pesce fuor d'acqua... quindi viene ben descritto quel senso di inadeguatezza alla realtà che prende questo giovane quando si scontra con un mondo che non è più quello protetto dell'isola (Ah, che nostalgia per L'isola di Arturo a cui speravo di paragonare questo libro...); però... però non mi ha convinto fino in fondo. Mi ha dato l'impressione di essere costruito ad arte per parlare a quegli adulti che vogliono parlare a quegli alieni che si chiamano adolescenti. Ecco, c'è troppa condiscendenza in questo libro. 
Mi urta.

Consiglio di lettura: piuttosto L'isola di Arturo.

Cosa leggo adesso?